Radio Kabul
19 anni fa
http://www.indiscreto.it/indiscreto.nsf/Alldocs/867008C547A4FEFBC12571FD0037059F/
E la metà di giugno, in piena febbre da mondiali di calcio. Bandiere
tricolori invadono i balconi, le piazze, le strade. Al Foro Italico di Roma
cè un processo per illecito sportivo alle maggiori società italiane, ma si
guarda più alla Germania che alle aule giudiziarie. E un giugno caldo e
festoso quando Gianluca Pessotto, ex terzino della Juventus e della
nazionale, da pochi mesi fuori dallattività agonistica e dirigente
accompagnatore della squadra torinese, sale sul terrazzo della sede
societaria, lascia chiavi e cellulare a terra, prende un rosario, scavalca
labbaino e si lascia cadere giù. Ricoverato durgenza alle Molinette,
lotta tra la vita e la morte per settimane, mentre al suo capezzale si
ritrovano atleti e dirigenti. Tutti a rendere omaggio allex calciatore. E
il momento del dolore; accorrono in ospedale tifosi e giocatori, familiari
e amici. Negli stadi dove si festeggia la conquista della coppa del Mondo è
immancabile il coro per Pessotto, che intanto sta meglio, fa progressi e
alla fine se la cava. Intanto nessuno accenna a chiedersi perché.
Sullimprovvisa, inattesa, imprevedibile depressione di Pessotto, caduto,
dopo qualche settimana dalla chiusura della carriera, nel buco nero della
malattia oscura, nessuno parla. Comè possibile che una patologia violenta
e subdola come la depressione compaia, allimprovviso, senza avvisaglie, in
un atleta sano, che mai aveva avuto segnali premonitori di disagio
psichico? E possibile, certo. Può capitare a chiunque. Ma a lui perché è
successo? Nessuno parla di questo. Ufficialmente lintenzione è di quelle
importanti: non violare la privacy del terzino juventino. «Le motivazioni
sono affari suoi, noi vogliamo solo stargli vicino», con queste
dichiarazioni si stronca sul nascere qualunque riflessione sul fatto.
Giusto, giustissimo. Le motivazioni sono affari suoi perché si preferisce,
subito, pensare a motivazioni personali. La fine della carriera, dissapori
familiari, eccetera. E se ci fosse qualcosa daltro? Qualcuno potrebbe
provare a interrogarsi, fuor di pettegolezzo, e con discrezione ma nessuno
lo fa. Si potrebbe lanciare un occhio su un dramma che è sì personale ma
che potrebbe riguardare il sistema sportivo, potrebbe riguardare tutti.
Oltre i cori, oltre gli incoraggiamenti, sul gesto di Pessotto, come su
quello di Marco Pantani, ucciso da una overdose di farmaci e cocaina, come
su quello di Agostino Di Bartolomei, centrocampista della Roma, suicida
qualche anno fa con un colpo di pistola alla tempia, ci si potrebbe fare,
con equilibrio ma in maniera approfondita, tralasciando le risposte
pruriginose e andando a guardare in fondo al pozzo, una domanda che nessuno
si fa. Perché?
Magari, domandando domandando, si incontra il Samyr. Il principio è quello
della S-adenosil-L-metionina, indicata in breve come ademetionina.
Appartiene al gruppo dei principi attivi neurologici. Il brevetto è di tre
imprese farmaceutiche: la Bioresearch con sede a Milano, la Knoll di Muggiò
(Milano) e la multinazionale Abbott con sede a Latina. Si trova in
commercio sotto forma di compresse e di flebo. Il nome commerciale è Samyr.
E ufficialmente un antidepressivo, in realtà è un farmaco controverso. Le
indicazioni terapeutiche approvate dal ministero della Sanità hanno subìto
delle variazioni negli anni. La motivazione ufficiale è che, a seguito di
nuove conoscenze scientifiche e nuove sperimentazioni, cè stata una
evoluzione rispetto alla tipologia di quel principio attivo e quindi si è
dovuta modificare la sua destinazione clinica. In realtà, in una prima
fase, risultava più utile offrire al mercato un farmaco tuttofare: per il
fegato e per la mente, per gli arti e per i dolori, per lumore e per
lartrite. Più malattie, più diffusione. Negli anni Ottanta, infatti, le
indicazioni terapeutiche del Samyr erano abbastanza ampie e riguardavano
innanzitutto le sindromi depressive ma anche gli stati epatici (malattie
del fegato), le artrosi primarie e le lombosciatalgie. Un ventaglio così
ampio che non poteva reggere a lungo. Sono partite ispezioni e richieste
dal ministero della Salute; in seguito a queste le tre imprese titolari del
brevetto hanno provveduto ad effettuare un aggiornamento della
documentazione sperimentale e clinica. Così dal 1993 il Samyr diventa
esclusivamente un farmaco contro la depressione clinica. Un antidepressivo,
dunque. Acquistabile solo con ricetta medica. 25 euro per una confezione di
20 compresse da 400 milligrammi. Non mutuabile. Il Samyr è stato utilizzato
massicciamente da 23 calciatori della Juventus per almeno quattro anni. Il
dato risulta sia dalle dichiarazioni che i calciatori hanno fatto quando
sono stati sorteggiati per il controllo antidoping (è capitato 43 volte in
quattro anni) sia dagli accertamenti compiuti dagli inquirenti a Torino nel
corso delle indagini a carico della Juventus e del suo medico sportivo
Riccardo Agricola. Tra il 1994 e il 1998 risultano acquistate dalla
Juventus 290 confezioni di Samyr 200 in fiale e 98 confezioni di Samyr 200
in compresse. Tra i farmaci in giacenza nel laboratorio juventino, durante
un blitz della Finanza, sono state rinvenute 20 confezioni di Samyr
compresse. La domanda ritorna legittima: che cosa ci faceva un
antidepressivo nello spogliatoio della Juventus? Perché un medicinale che
si vende solo su prescrizione veniva somministrato a ventitrè giocatori in
buona salute? Pochi, timidi, tentativi di risposta a questa domanda sono
arrivati nel corso del processo che il procuratore di Torino Raffaele
Guariniello ha aperto il 31 gennaio del 2002 contro lo stato maggiore della
società juventina, in particolare il medico Agricola, il dirigente Antonio
Giraudo e il farmacista Michele Rossano. Un processo che si è concluso in
primo grado con una condanna e in appello con unassoluzione (l' uso di
farmaci è «un fenomeno certamente deprecabile sotto il profilo sportivo»,
ma in ogni caso non costituisce reato, nemmeno dal punto di vista della
somministrazione pericolosa: questa la motivazione della sentenza di
assoluzione). Un processo che, al di là del dato giudiziario, ha consegnato
una verità incontrovertibile: gli spogliatoi della Juventus, negli anni
Novanta, erano pieni di farmaci: 281 specialità («una dotazione pari a
quella di un piccolo ospedale», venne sottolineato in aula). Medicinali per
il cuore come il Neoton, per la circolazione come lEsafosfina,
corticosteroidi come il Bentelan, farmaci per la depressione come il Samyr.
Farmaci importanti somministrati a calciatori sani.
Gli atti del processo di Torino consegnano uno scenario sconcertante. L'8
gennaio 1995 Ciro Ferrara rivela all'antidoping di aver assunto
Epargriseovit, Neoton e Voltaren. Il 15 gennaio '95 dichiara Epargriseovit
ed Esafosfina, più Voltaren e Samyr. Il 26 febbraio Esafosfina e Voltaren.
Il 12 marzo '95 Neoton e Voltaren. Fra l'8 marzo e il 9 aprile 1995
Fabrizio Ravanelli viene sorteggiato quattro volte, e sempre dichiara di
aver preso il Neoton, una volta anche il Samyr. Lantidepressivo è stato
somministrato sistematicamente a calciatori come Birindelli, Conte, Del
Piero, Ferrara, Peruzzi, Ravanelli, Tacchinardi. E Pessotto, naturalmente.
Calciatori che, sfilando davanti al giudice Casalbore di Torino, hanno
candidamente ammesso di prendere di tutto. Birindelli: «Facevo delle flebo
con un prodotto di cui non ricordo il nome...». Tacchinardi: «Prendevamo
delle pastiglie in un sacchetto. A volte mi capitava di mandarle giù tutte
insieme. Erano pastiglie di colore e dimensioni diverse...». Pessotto: «Io
mi sentivo un po stanco e chiedevo, parlando col dottore, che mi facesse
queste flebo...». Conte: «Quando giocavamo tre partite alla settimana
prendevo il Samyr, facevamo una flebo.... Vialli: «Mi capitava prima della
partita di ricevere una puntura di Voltaren... Facevo iniezioni di
Samyr...». Torricelli: «Facevo iniezioni per via intramuscolare, o per via
venosa, di Samyr. Assumevo anche creatina...». Ravanelli: «Qualche volta ho
fatto anche uso di Samyr... Mi veniva somministrato nei momenti di
stanchezza, tramite punture o nella flebo...». Peruzzi: «Facevamo le
punture di Samyr nello spogliatoio prima della partita...». Amoruso:
«Cerano delle bustine che contenevano la creatina, e chi voleva la
richiedeva e veniva preparata... Vedevo le scatole di Samyr nello
spogliatoio». Il medico sociale della Juve si è difeso dicendo che il Samyr
veniva usato perché svolgeva funzione antiossidante. Il Samyr inoltre,
secondo i medici bianconeri, potrebbe essere stato utilizzato contro
laffaticamento. In realtà tutte e due le versioni vengono smontate dai due
periti nominati dal giudice Casalbore, l'ematologo Giuseppe D'Onofrio e il
professor Eugenio Mueller. «Dalle documentazioni processuali - si legge
nella perizia del professor Mueller, direttore del dipartimento
tossicologia dellUniversità di Milano - appare evidente che a un numero
considerevole di calciatori è stato somministrato per via sistemica del
Samyr sebbene in nessuno di essi fossero riscontrabili manifestazioni
depressive». «Dagli atti processuali - continua lesperto - si rileva che
il Samyr è stato anche somministrato sia per fleboclisi nei tempi
immediatamente precedenti la partita sia nei periodi antecedenti la stessa
in assenza di partecipazione ad incontri calcistici infrasettimanali. Nel
corso del dibattimento, lo staff medico della Juventus ha presentato il
ruolo terapeutico del Samyr in maniera contraddittoria, anche dagli
studiosi periti di parte. Il Samyr è stato dapprima descritto come uno di
quei farmaci dotati di scarsa ed incerta attività farmacologica perché
costituiti da sostanze naturali endogene. Poi è stato descritto come un
medicamento atto alla terapia di affezioni epatiche». «Quindi - conclude
Mueller - anche nel caso di un supposto uso in campo epatologico del Samyr,
le prescrizioni sono da considerarsi off-label».
La perizia del professor Mueller continua impietosa: «Durante il
dibattimento, da alcuni studiosi, è stato affermato che il Samyr non può
essere attivo sul neurochimismo dei calciatori della Juventus in quanto
essi, come individui sani, non hanno un ridotto turnover dei
neuromediatori. In realtà, va considerato che gli atleti sani, allenati a
specifiche prestazioni, hanno un adattamento biofisiologico non solo
muscolare ma, anche, cerebrale, per cui lazione del Samyr si deve
confrontare con un neurochimismo profondamente modificato». Il risultato è
che il sistema psichico «risulta profondamente attivato dalladattamento
alla prestazione, per cui nei soggetti sani atleti è postulabile che
lallenamento e le prestazioni e la contemporanea somministrazione del
Samyr possa indurre una attivazione delle reazioni neurofisiologiche».
Daltra parte, «gli studi più recenti, attuati con valutazioni di mappatura
elettroencefalografica, hanno dimostrato che il trattamento con Samyr
induce delle significative modificazioni dellattività elettrica cerebrale
sia nei giovani adulti sani, sia negli anziani sani, indicando che
lattivazione dei processi transmetilativi produce effetti neurofisiologici
anche in condizioni di normalità». La somministrazione di un antidepressivo
in un paziente sano, peraltro in ottime condizioni atletiche, insomma, è
ben lontana dallessere innocua: al contrario, può attivare processi
cerebrali negativi. Eppure è una pratica diffusissima nello sport e in
particolare nel calcio. E non solo in casa Juve. Alcuni esperti sostengono
che gli antidepressivi vengono utilizzati come coprenti: hanno cioè la
capacità di non far emergere dagli esami antidoping luso di sostanze
proibite come gli steroidi. Per questo se ne farebbe un uso abbondante in
tutti gli sport che ricorrono a farmaci proibiti, in particolare per gli
sport di grande fatica muscolare. In primis, calcio, ciclismo e alcune
discipline dellatletica leggera. Voci di dentro degli ambienti sportivi
parlano di uso massiccio di antidepressivi cosiddetti serotoninergici negli
spogliatoi. Farmaci come il Prozac, il Sereupin, il Seroxat vengono
somministrati, a compresse, in maniera squilibrata, poco prima delle gare.
Sia perché inducono alliperattività e placano gli stati ansiosi, sia
perché appunto avrebbero la capacità di coprire agli esami del sangue e
dellurina luso di altre sostanze proibite.
«Ogni sport ha la sua personale farmacia - osserva Fabio Grieco, medico
sportivo - ma, nel caso degli anabolizzanti facciamo riferimento a sostanze
che, per le loro caratteristiche, attraversano quasi tutti i settori. Si
tratta di farmaci che incrementano la massa muscolare e, di conseguenza, la
forza motoria. Il danno che provoca questo tipo di doping è notevole,
perché viene utilizzato per ottenere prestazioni di lunga durata;
lequilibrio fisiologico dellatleta viene così messo a rischio in
profondità, spesso al limite stesso della propria vita». Gli anabolizzanti
vengono individuati dai controlli antidoping, quindi ci vogliono sostanze
coprenti. Farmaci consentiti che hanno la capacità di schermare lorganismo
e di dare lidea a chi controlla che eventuali alterazioni dipendono da
queste assunzioni e non dalle sostanze proibite. Il risultato è devastante:
dipendenza farmacologica, crisi cardiovascolari, tumori. «In prospettiva -
conclude Grieco - viene stravolto qualsiasi tipo di programmazione naturale
dellorganismo». Nel caso degli antidepressivi, poi, esiste un danno in
più. «Quelli di nuova generazione - spiega Fausto Tiraboschi, psichiatra -
non danno dipendenza e hanno bassi effetti collaterali. Bisogna però fare
attenzione alla somministrazione. Vanno assunti con giudizio. E
fondamentale scalare lassunzione e il distacco. Unaltalena nella
somministrazione degli antidepressivi, con brusche impennate sia
nellassunzione che nel distacco, può dare un solo grande, devastante,
effetto: far cadere in depressioni ancora maggiori di quelle che vorrebbero
curare». Gianluca Pessotto è stato uno dei calciatori della Juventus che
assumeva dosi massicce di Samyr. Prima e dopo le partite. Per anni. Un
farmaco per la mente usato sul corpo sano degli atleti, assunto e sospeso
bruscamente. Da quanto tempo Pessotto non usava più il Samyr? Quanto può
aver pesato nella sua improvvisa depressione lassunzione di questo farmaco
durante lattività agonistica? E quanto può aver indotto la sua
depressione, limprovvisa sospensione del farmaco in concomitanza con la
fine della vita agonistica? Interrogativi che restano sospesi perché di
queste cose nessuno vuole parlare. Perché il tentativo di suicidio del
terzino juventino è un fatto personale. Perché la depressione è un fatto
personale. Perché tutti chiedono rispetto per la privacy. Perché non si
deve dire nulla. Perché il silenzio paga. Anche se a volte può uccidere.
Antonio Menna
(per gentile concessione dell'autore, fonte: La Voce della Campania
http://www.lavocedellacampania.it/)
E la metà di giugno, in piena febbre da mondiali di calcio. Bandiere
tricolori invadono i balconi, le piazze, le strade. Al Foro Italico di Roma
cè un processo per illecito sportivo alle maggiori società italiane, ma si
guarda più alla Germania che alle aule giudiziarie. E un giugno caldo e
festoso quando Gianluca Pessotto, ex terzino della Juventus e della
nazionale, da pochi mesi fuori dallattività agonistica e dirigente
accompagnatore della squadra torinese, sale sul terrazzo della sede
societaria, lascia chiavi e cellulare a terra, prende un rosario, scavalca
labbaino e si lascia cadere giù. Ricoverato durgenza alle Molinette,
lotta tra la vita e la morte per settimane, mentre al suo capezzale si
ritrovano atleti e dirigenti. Tutti a rendere omaggio allex calciatore. E
il momento del dolore; accorrono in ospedale tifosi e giocatori, familiari
e amici. Negli stadi dove si festeggia la conquista della coppa del Mondo è
immancabile il coro per Pessotto, che intanto sta meglio, fa progressi e
alla fine se la cava. Intanto nessuno accenna a chiedersi perché.
Sullimprovvisa, inattesa, imprevedibile depressione di Pessotto, caduto,
dopo qualche settimana dalla chiusura della carriera, nel buco nero della
malattia oscura, nessuno parla. Comè possibile che una patologia violenta
e subdola come la depressione compaia, allimprovviso, senza avvisaglie, in
un atleta sano, che mai aveva avuto segnali premonitori di disagio
psichico? E possibile, certo. Può capitare a chiunque. Ma a lui perché è
successo? Nessuno parla di questo. Ufficialmente lintenzione è di quelle
importanti: non violare la privacy del terzino juventino. «Le motivazioni
sono affari suoi, noi vogliamo solo stargli vicino», con queste
dichiarazioni si stronca sul nascere qualunque riflessione sul fatto.
Giusto, giustissimo. Le motivazioni sono affari suoi perché si preferisce,
subito, pensare a motivazioni personali. La fine della carriera, dissapori
familiari, eccetera. E se ci fosse qualcosa daltro? Qualcuno potrebbe
provare a interrogarsi, fuor di pettegolezzo, e con discrezione ma nessuno
lo fa. Si potrebbe lanciare un occhio su un dramma che è sì personale ma
che potrebbe riguardare il sistema sportivo, potrebbe riguardare tutti.
Oltre i cori, oltre gli incoraggiamenti, sul gesto di Pessotto, come su
quello di Marco Pantani, ucciso da una overdose di farmaci e cocaina, come
su quello di Agostino Di Bartolomei, centrocampista della Roma, suicida
qualche anno fa con un colpo di pistola alla tempia, ci si potrebbe fare,
con equilibrio ma in maniera approfondita, tralasciando le risposte
pruriginose e andando a guardare in fondo al pozzo, una domanda che nessuno
si fa. Perché?
Magari, domandando domandando, si incontra il Samyr. Il principio è quello
della S-adenosil-L-metionina, indicata in breve come ademetionina.
Appartiene al gruppo dei principi attivi neurologici. Il brevetto è di tre
imprese farmaceutiche: la Bioresearch con sede a Milano, la Knoll di Muggiò
(Milano) e la multinazionale Abbott con sede a Latina. Si trova in
commercio sotto forma di compresse e di flebo. Il nome commerciale è Samyr.
E ufficialmente un antidepressivo, in realtà è un farmaco controverso. Le
indicazioni terapeutiche approvate dal ministero della Sanità hanno subìto
delle variazioni negli anni. La motivazione ufficiale è che, a seguito di
nuove conoscenze scientifiche e nuove sperimentazioni, cè stata una
evoluzione rispetto alla tipologia di quel principio attivo e quindi si è
dovuta modificare la sua destinazione clinica. In realtà, in una prima
fase, risultava più utile offrire al mercato un farmaco tuttofare: per il
fegato e per la mente, per gli arti e per i dolori, per lumore e per
lartrite. Più malattie, più diffusione. Negli anni Ottanta, infatti, le
indicazioni terapeutiche del Samyr erano abbastanza ampie e riguardavano
innanzitutto le sindromi depressive ma anche gli stati epatici (malattie
del fegato), le artrosi primarie e le lombosciatalgie. Un ventaglio così
ampio che non poteva reggere a lungo. Sono partite ispezioni e richieste
dal ministero della Salute; in seguito a queste le tre imprese titolari del
brevetto hanno provveduto ad effettuare un aggiornamento della
documentazione sperimentale e clinica. Così dal 1993 il Samyr diventa
esclusivamente un farmaco contro la depressione clinica. Un antidepressivo,
dunque. Acquistabile solo con ricetta medica. 25 euro per una confezione di
20 compresse da 400 milligrammi. Non mutuabile. Il Samyr è stato utilizzato
massicciamente da 23 calciatori della Juventus per almeno quattro anni. Il
dato risulta sia dalle dichiarazioni che i calciatori hanno fatto quando
sono stati sorteggiati per il controllo antidoping (è capitato 43 volte in
quattro anni) sia dagli accertamenti compiuti dagli inquirenti a Torino nel
corso delle indagini a carico della Juventus e del suo medico sportivo
Riccardo Agricola. Tra il 1994 e il 1998 risultano acquistate dalla
Juventus 290 confezioni di Samyr 200 in fiale e 98 confezioni di Samyr 200
in compresse. Tra i farmaci in giacenza nel laboratorio juventino, durante
un blitz della Finanza, sono state rinvenute 20 confezioni di Samyr
compresse. La domanda ritorna legittima: che cosa ci faceva un
antidepressivo nello spogliatoio della Juventus? Perché un medicinale che
si vende solo su prescrizione veniva somministrato a ventitrè giocatori in
buona salute? Pochi, timidi, tentativi di risposta a questa domanda sono
arrivati nel corso del processo che il procuratore di Torino Raffaele
Guariniello ha aperto il 31 gennaio del 2002 contro lo stato maggiore della
società juventina, in particolare il medico Agricola, il dirigente Antonio
Giraudo e il farmacista Michele Rossano. Un processo che si è concluso in
primo grado con una condanna e in appello con unassoluzione (l' uso di
farmaci è «un fenomeno certamente deprecabile sotto il profilo sportivo»,
ma in ogni caso non costituisce reato, nemmeno dal punto di vista della
somministrazione pericolosa: questa la motivazione della sentenza di
assoluzione). Un processo che, al di là del dato giudiziario, ha consegnato
una verità incontrovertibile: gli spogliatoi della Juventus, negli anni
Novanta, erano pieni di farmaci: 281 specialità («una dotazione pari a
quella di un piccolo ospedale», venne sottolineato in aula). Medicinali per
il cuore come il Neoton, per la circolazione come lEsafosfina,
corticosteroidi come il Bentelan, farmaci per la depressione come il Samyr.
Farmaci importanti somministrati a calciatori sani.
Gli atti del processo di Torino consegnano uno scenario sconcertante. L'8
gennaio 1995 Ciro Ferrara rivela all'antidoping di aver assunto
Epargriseovit, Neoton e Voltaren. Il 15 gennaio '95 dichiara Epargriseovit
ed Esafosfina, più Voltaren e Samyr. Il 26 febbraio Esafosfina e Voltaren.
Il 12 marzo '95 Neoton e Voltaren. Fra l'8 marzo e il 9 aprile 1995
Fabrizio Ravanelli viene sorteggiato quattro volte, e sempre dichiara di
aver preso il Neoton, una volta anche il Samyr. Lantidepressivo è stato
somministrato sistematicamente a calciatori come Birindelli, Conte, Del
Piero, Ferrara, Peruzzi, Ravanelli, Tacchinardi. E Pessotto, naturalmente.
Calciatori che, sfilando davanti al giudice Casalbore di Torino, hanno
candidamente ammesso di prendere di tutto. Birindelli: «Facevo delle flebo
con un prodotto di cui non ricordo il nome...». Tacchinardi: «Prendevamo
delle pastiglie in un sacchetto. A volte mi capitava di mandarle giù tutte
insieme. Erano pastiglie di colore e dimensioni diverse...». Pessotto: «Io
mi sentivo un po stanco e chiedevo, parlando col dottore, che mi facesse
queste flebo...». Conte: «Quando giocavamo tre partite alla settimana
prendevo il Samyr, facevamo una flebo.... Vialli: «Mi capitava prima della
partita di ricevere una puntura di Voltaren... Facevo iniezioni di
Samyr...». Torricelli: «Facevo iniezioni per via intramuscolare, o per via
venosa, di Samyr. Assumevo anche creatina...». Ravanelli: «Qualche volta ho
fatto anche uso di Samyr... Mi veniva somministrato nei momenti di
stanchezza, tramite punture o nella flebo...». Peruzzi: «Facevamo le
punture di Samyr nello spogliatoio prima della partita...». Amoruso:
«Cerano delle bustine che contenevano la creatina, e chi voleva la
richiedeva e veniva preparata... Vedevo le scatole di Samyr nello
spogliatoio». Il medico sociale della Juve si è difeso dicendo che il Samyr
veniva usato perché svolgeva funzione antiossidante. Il Samyr inoltre,
secondo i medici bianconeri, potrebbe essere stato utilizzato contro
laffaticamento. In realtà tutte e due le versioni vengono smontate dai due
periti nominati dal giudice Casalbore, l'ematologo Giuseppe D'Onofrio e il
professor Eugenio Mueller. «Dalle documentazioni processuali - si legge
nella perizia del professor Mueller, direttore del dipartimento
tossicologia dellUniversità di Milano - appare evidente che a un numero
considerevole di calciatori è stato somministrato per via sistemica del
Samyr sebbene in nessuno di essi fossero riscontrabili manifestazioni
depressive». «Dagli atti processuali - continua lesperto - si rileva che
il Samyr è stato anche somministrato sia per fleboclisi nei tempi
immediatamente precedenti la partita sia nei periodi antecedenti la stessa
in assenza di partecipazione ad incontri calcistici infrasettimanali. Nel
corso del dibattimento, lo staff medico della Juventus ha presentato il
ruolo terapeutico del Samyr in maniera contraddittoria, anche dagli
studiosi periti di parte. Il Samyr è stato dapprima descritto come uno di
quei farmaci dotati di scarsa ed incerta attività farmacologica perché
costituiti da sostanze naturali endogene. Poi è stato descritto come un
medicamento atto alla terapia di affezioni epatiche». «Quindi - conclude
Mueller - anche nel caso di un supposto uso in campo epatologico del Samyr,
le prescrizioni sono da considerarsi off-label».
La perizia del professor Mueller continua impietosa: «Durante il
dibattimento, da alcuni studiosi, è stato affermato che il Samyr non può
essere attivo sul neurochimismo dei calciatori della Juventus in quanto
essi, come individui sani, non hanno un ridotto turnover dei
neuromediatori. In realtà, va considerato che gli atleti sani, allenati a
specifiche prestazioni, hanno un adattamento biofisiologico non solo
muscolare ma, anche, cerebrale, per cui lazione del Samyr si deve
confrontare con un neurochimismo profondamente modificato». Il risultato è
che il sistema psichico «risulta profondamente attivato dalladattamento
alla prestazione, per cui nei soggetti sani atleti è postulabile che
lallenamento e le prestazioni e la contemporanea somministrazione del
Samyr possa indurre una attivazione delle reazioni neurofisiologiche».
Daltra parte, «gli studi più recenti, attuati con valutazioni di mappatura
elettroencefalografica, hanno dimostrato che il trattamento con Samyr
induce delle significative modificazioni dellattività elettrica cerebrale
sia nei giovani adulti sani, sia negli anziani sani, indicando che
lattivazione dei processi transmetilativi produce effetti neurofisiologici
anche in condizioni di normalità». La somministrazione di un antidepressivo
in un paziente sano, peraltro in ottime condizioni atletiche, insomma, è
ben lontana dallessere innocua: al contrario, può attivare processi
cerebrali negativi. Eppure è una pratica diffusissima nello sport e in
particolare nel calcio. E non solo in casa Juve. Alcuni esperti sostengono
che gli antidepressivi vengono utilizzati come coprenti: hanno cioè la
capacità di non far emergere dagli esami antidoping luso di sostanze
proibite come gli steroidi. Per questo se ne farebbe un uso abbondante in
tutti gli sport che ricorrono a farmaci proibiti, in particolare per gli
sport di grande fatica muscolare. In primis, calcio, ciclismo e alcune
discipline dellatletica leggera. Voci di dentro degli ambienti sportivi
parlano di uso massiccio di antidepressivi cosiddetti serotoninergici negli
spogliatoi. Farmaci come il Prozac, il Sereupin, il Seroxat vengono
somministrati, a compresse, in maniera squilibrata, poco prima delle gare.
Sia perché inducono alliperattività e placano gli stati ansiosi, sia
perché appunto avrebbero la capacità di coprire agli esami del sangue e
dellurina luso di altre sostanze proibite.
«Ogni sport ha la sua personale farmacia - osserva Fabio Grieco, medico
sportivo - ma, nel caso degli anabolizzanti facciamo riferimento a sostanze
che, per le loro caratteristiche, attraversano quasi tutti i settori. Si
tratta di farmaci che incrementano la massa muscolare e, di conseguenza, la
forza motoria. Il danno che provoca questo tipo di doping è notevole,
perché viene utilizzato per ottenere prestazioni di lunga durata;
lequilibrio fisiologico dellatleta viene così messo a rischio in
profondità, spesso al limite stesso della propria vita». Gli anabolizzanti
vengono individuati dai controlli antidoping, quindi ci vogliono sostanze
coprenti. Farmaci consentiti che hanno la capacità di schermare lorganismo
e di dare lidea a chi controlla che eventuali alterazioni dipendono da
queste assunzioni e non dalle sostanze proibite. Il risultato è devastante:
dipendenza farmacologica, crisi cardiovascolari, tumori. «In prospettiva -
conclude Grieco - viene stravolto qualsiasi tipo di programmazione naturale
dellorganismo». Nel caso degli antidepressivi, poi, esiste un danno in
più. «Quelli di nuova generazione - spiega Fausto Tiraboschi, psichiatra -
non danno dipendenza e hanno bassi effetti collaterali. Bisogna però fare
attenzione alla somministrazione. Vanno assunti con giudizio. E
fondamentale scalare lassunzione e il distacco. Unaltalena nella
somministrazione degli antidepressivi, con brusche impennate sia
nellassunzione che nel distacco, può dare un solo grande, devastante,
effetto: far cadere in depressioni ancora maggiori di quelle che vorrebbero
curare». Gianluca Pessotto è stato uno dei calciatori della Juventus che
assumeva dosi massicce di Samyr. Prima e dopo le partite. Per anni. Un
farmaco per la mente usato sul corpo sano degli atleti, assunto e sospeso
bruscamente. Da quanto tempo Pessotto non usava più il Samyr? Quanto può
aver pesato nella sua improvvisa depressione lassunzione di questo farmaco
durante lattività agonistica? E quanto può aver indotto la sua
depressione, limprovvisa sospensione del farmaco in concomitanza con la
fine della vita agonistica? Interrogativi che restano sospesi perché di
queste cose nessuno vuole parlare. Perché il tentativo di suicidio del
terzino juventino è un fatto personale. Perché la depressione è un fatto
personale. Perché tutti chiedono rispetto per la privacy. Perché non si
deve dire nulla. Perché il silenzio paga. Anche se a volte può uccidere.
Antonio Menna
(per gentile concessione dell'autore, fonte: La Voce della Campania
http://www.lavocedellacampania.it/)
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it